In vista della Settimana Europea Della Mobilità, Sostenibile, aggiungiamo noi, sembra interessante un’analisi apparsa su il Manifesto della scorsa domenica.
ENERGIA
Nucleare e rinnovabile a confronto
Massimo Serafini
Non c’è nessuna speranza che le granitiche convinzioni nucleariste del nostro governo siano scosse dalla fuga radioattiva sprigionatasi dall’istituto di radioelementi di Fleures, a pochi chilometri da Bruxelles. L’auspicio è che questo incidente, che solo apparentemente non ha nulla a che vedere con la questione del programmato ritorno dell’Italia al nucleare, incrini un po’ le certezze che, una campagna di stampa velinara sul nucleare, ha seminato nell’opinione pubblica: quelle di poter avere con pochi rischi tanta energia a poco prezzo e che per giunta non altera il clima.
Motivi per riflettere questo incidente ne offre molti.
Sicuramente fa capire la dimensione reale del rischio che una popolazione corre in caso di perdite radioattive. Spiega anche quanto la scelta nucleare riduca la libertà delle persone, perché la maggior sicurezza di questi impianti è il prodotto di una crescente militarizzazione del territorio. Insomma, per farla breve, la tecnologia nucleare per essere gestita necessita di dosi crescenti di autoritarismo e di una scarsa diffusione delle informazioni.
Chi sostiene che è un prezzo che vale la pena di pagare perché ci libera dal petrolio dandoci un’energia che non altera il clima mente sapendo di mentire. Non vale la pena di essere meno liberi e decisamente più insicuri per una scelta che non risolve né la questione energetica né quella climatica. Perché vivere, chiedo, una normalità da caserma e un’eccezionalità in caso di incidente fatta di restrizioni addirittura su ciò che si mangia e beve, se il contributo alla riduzione dei gas serra che il nucleare garantisce è modesto perché elimina solo la piccola parte di emissioni che si producono per fare elettricità, più o meno il 15% dei nostri consumi energetici. E ancora, perché vivere con regole militari se dalla schiavitù di una fonte non rinnovabile come il petrolio si passa a quella dell’uranio altrettanto scarsa, non rinnovabile e inesistente in Italia? Sarebbe interessante produrre e diffondere nei territori un video che mettesse a confronto come si svolge la vita delle persone in due territori, uno dei quali si procura l’energia necessaria da una centrale nucleare e l’altro invece da tetti solari, pale eoliche, salti dei fiumi e scarti dei boschi e dell’agricoltura. Il primo trasmetterebbe immagini di controlli, divieti, zone inaccessibili e narrerebbe la costante paura delle persone di fughe radioattive. Il secondo non potrebbe che raccontare di un modo di procurarsi energia senza rischi e soprattutto dove ognuno può essere insieme produttore e consumatore, in poche parole narra di democrazia, controllo sociale e rinnovabilità. Ma la vera ragione per cui i poteri forti scelgono il nucleare o il fossile è che sono fonti facilmente monopolizzabili che danno quindi a chi le controlla potere e ricchezza.
Sole, vento e più in generale le rinnovabili sono di tutti e tutti le possono controllare e usare. Il loro limite quindi è che, in una società come questa, oltre a fornire i servizi energetici per la comunità non producono potere né profitti.